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Dalle stelle alle stalle: la fine del Movimento 5 stelle

Sig. Nessuno · 25 Maggio 2020 · Lascia un commento

Foto Valerio Portelli/LaPresse

Raf cantava “cosa resterà di questi anni 80”. Potremmo fare lo stesso noi, chiedendoci cosa resterà di questo Movimento 5 Stelle, o meglio: cosa resta. Si, perché già oggi viene da chiedersi cosa abbia conservato il partito penta-stellato rispetto al progetto iniziale, quello che ha fatto innamorare milioni di Italiani fino ad ottenere un consenso record del 32% alle politiche del 2018.

Nati per fare opposizione

Sono giovani, sono diversi, sono onesti. Fanno opposizione alla vecchia classe politica. Sono meritocratici, sono incazzati, hanno fame. Nasce così il Movimento 5 Stelle, dapprima con i 40 Meetup Amici di Beppe Grillo, per proseguire con il celebre Vaffanculo Day del 2007. Di li a poco la candidatura alle prime amministrative, per proseguire poi verso traguardi ben più grandi.

Sono bravissimi a fare opposizione, ma quali sono le proposte? Sono tante, utopiche, irreali. Un’accozzaglia di idealismi e di riforme prese qua e la dagli altri stati senza tenere conto del terreno nel quale questi progetti avrebbero dovuto attecchire.

L’ingresso in parlamento e l’ascesa

Nel 2013 il movimento sfonda alle politiche ed entra nelle sale dei bottoni. Di Maio diventa il più giovane deputato a essere designato Vicepresidente della Camera. Il movimento riceve 775000 euro di finanziamento dai suoi fedelissimi per finanziare la campagna elettorale.

Rifiutano l’alleanza proposta dal PD, sostenendo di essere “diversi” e non poter far parte di un governo PD-5S. Da li in poi esplodono i consensi: sono contro tutto e contro tutti, allietano il parlamento con sceneggiate e cartelli folkloristici. Il popolo li ama. Non hanno proposte realistiche, ma criticano tutto e tutti.

L’ascesa del 2008 e la prova della verità

Nel 2018 il M5S ottiene il 32% dei consensi ma è obbligato ad allearsi con la Lega di Matteo Salvini per raggiungere i voti sufficienti a governare il Paese. Da li in poi, inizia la lenta e inesorabile discesa di un movimento che si vendeva come non disposto a cedere a compromessi. E invece cede, eccome.

Salvini, col suo misero (si fa per dire) 17% fagocita l’elettorato del M5S con una linea dura sull’immigrazione. Il M5S si perde nei meandri della sua crisi d’identità: non è di destra, ne’ di sinistra, ne’ di centro. Vuole il progresso ma non vuole la TAV. Vuole efficienza ma non vuole le strade. Ora non è più all’opposizione, è al governo. Non basta più criticare, ora bisogna fare.

E di cose, in oltre 1 anno il governo Conte 1 non ne fa poi molte: decreti sicurezza per accontentare Salvini, abolizione della legge Fornero per accontentare Salvini, reddito di cittadinanza per accontentare il consistente elettorato assistenzialista del M5S. Il reddito di cittadinanza è un’utopia per l’Italia. Non funziona sin dal principio per molte cause:

  • non c’è lavoro e il governo Conte 1, in preda ad una perenne campagna elettorale di Lega e 5 stelle non mette in atto politiche per crearne;
  • gli italiani trovano sempre il modo di fregare la legge
  • non esistono i centri per l’impiego: ci sono ma sono obsoleti, inefficienti e inutilizzabili.

Riassumendo, il reddito di cittadinanza è una grande, enorme truffa ai danni dei cittadini onesti che pagano le tasse per elargire denaro a persone che lavorano in nero, non trovano lavoro o non lo vogliono trovare.

Cade il governo, ma la poltrona è comoda

Cade il governo Conte I. Nessuno degli elettori del movimento si aspetta la follia che sta per accadere. Allearsi con l’odiato PD? Ma si sa, le poltrone sono tanto comode e i palazzi del potere sono come un parco giochi: non si vorrebbe mai andar via dalla mangiatoia. Così, con una rocambolesca capriola che getta nel cestino ogni principio etico, il M5S si allea con la sinistra di Renzi, Zingaretti, Bersani. Con la sinistra di Fiano e i suoi fantasmi. Con la sinistra della Boldrini e le sue ossessioni.

Da li in poi IMMOBILISMO PURO: il movimento ha molti più parlamentari, ma conta la metà del PD. Viene sovrastato in ogni decisione, il programma di governo passa da essere quello della Lega, ad essere quello del PD. Il M5S diventa l’ombra di se stesso, stritolato tra il consenso elettorale perso e la mancanza di idee praticabili.

L’emergenza COVID e il fallimento del Paese

Arriva l’emergenza Covid e il metodo Italia fallisce miseramente. Dapprima il problema viene sottovalutato e deriso. Poi viene ingigantito e montato a perfezione per terrorizzare il popolo italiano e ridurlo ad un suddito. L’Italia è la prima a chiudere le aziende e l’ultima a riaprirle. L’economia, già moribonda, collassa inesorabilmente, vittima di conferenze stampa piene di promesse e decreti vuoti di misure rilevanti. L’unico promosso è Conte, frontman perfetto di una squadra di incapaci. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, la crisi peggiora di giorno in giorno e le promesse vengono disattese.

Viene da chiedersi: come si può, ancora, credere che il M5S sia in grado di governare un Paese? Le alternative in parlamento, a conti fatti, non sono migliori, ma quello che è certo è solo una cosa: il M5S ha deluso le aspettative dei suoi elettori anche più incalliti.

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